Prendiamo spunto dall'ultimo e sicuramente emotivamente coinvolgente fatto avvenuto in questi giorni a Londra,che ha avuto come protagonisti immigrati di seconda generazione,autori della brutale decapitazione di un soldato inglese,avvenuta per strada e rivendicata con orgoglio davanti le telecamere.
Le indagini hanno appurato che uno degli autori,Micheael Olumide Adebolaio,nato in Inghilterra nel 1984,ha studiato e giocato al calcio,questo lascerebbe intendere una integrazione perfetta all'apparenza.
Ma poi proprio questo giovane,prodotto perfetto della concezione "one nation" propria del Labour Party britannico,che si converte all'Islam e dopo soli 10 giorni dalla sua formale conversione massacra un uomo e con le mani ancora lorde di sangue brandendo una mannaia,sfida l'Inghilterra dicendo:"non sarete mai sicuri,combatteremo fino alla fine".Al di la delle facili generalizzazioni,questo apre un dibattito fondamentale sulle reale capacità e volontà di integrazione da parte di certe minoranze e sulla effettiva tenuta della multiculturalità e multietnicità in contesti a forte prevalenza di immigrati. Come ormai è risaputo il fallimento di un altro progetto di integrazione, simile sotto molti aspetti,si è registrato in Francia,dove con le famose banlieu,avviatesi a ormai a diventare dei veri e propri ghetti,si è raggiunto talvolta un tale clima di tensione che è sfociato in vera e propria rivolta. A partire dagli anni 60 la Francia ha conosciuto dei grandi flussi migratori provenienti soprattutto dalle ex colonie che in quel periodo stavano ottenendo l'indipendenza,per cui dall'inizio degli anni 70 il termine è anche stato utilizzato come eufemismo per descrivere i grandi progetti residenziali a basso costo per immigrati stranieri.Inizialmente nate come città di transito,cioè residenze provvisorie per la nuova manodopera che affluiva in quegli anni,queste aree sono poi diventate la loro dimora definitiva.Il degrado,la mancanza di infrastrutture ed il sovraffollamento hanno fatto si che negli anni sia cresciuta la criminalità ed in particolare la microcriminalità,traffico di armi e spaccio di droga soprattutto fra i più giovani,questo ha fatto si che che oggi le banlieu siano percepite come sinonimo di insicurezza e precarietà sociale.In questo contesto hanno facilmente presa rivendicazione di carattere sociale-etnico-religioso che portano soprattutto i più giovani ad essere preda di un fondamentalismo islamico di ritorno,dalle conseguenze spesso devastanti. Anche negli USA,paese che ha fatto dell'immigrazione razziale e del melting pot il proprio punto di forza,dopo i recenti fatti di Boston,dove gli attentatori sono risultati essere due ceceni perfettamente integrati e regolarizzati quali perseguitati politici,si è dovuto ammettere che la nuova soglia di rischio è rappresentato dal terrorismo interno.Tutto questo porta necessariamente a rivedere il concetto stesso di accoglienza,sottoponendolo ad adeguati e costanti monitoraggi sulla reale volontà di integrarsi di specifici gruppi etnici.Il rischio infatti è quello che,una volta accolti e regolarizzati,tali elementi costituiscono microcosmi autoreferenziali,facili prede di tentazione integraliste e nazionaliste,veri e propri trampolini di lancio per una colonizzazione strisciante.In quest'ottica che si pone una posizione di netto rifiuto alla concessione,apertamente proposta e imposta dal Ministro per l'integrazione Kyenge, dello Ius Soli,che favorirebbe nel nostro territorio lo svilupparsi di tali pesanti fenomenologie con conseguenze ancora più pesanti su di un territorio come quello italiano,caratterizzato da grande estensione costiera,situazione economica non omogenea e persistente crisi nel settore produttivo,ingredienti questi ottimali per costituire una vera e propria miscela detonante per una guerra tra poveri.
-Bruno Spatara
-Fn Lamezia Terme
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